domenica 22 febbraio 2009

La Finestra Luminosa (p.t.3)

Il locale si componeva di tre sale, una molto lunga che si trovava alla destra di Jack, dove i clienti potevano bere circondati da scaffali di bottiglie di vino che stavano su tutti i quattro muri della stanza, un’altra, quella dove si trovava Jack, che era quella del bancone e dell’ingresso del locale, l’ultima, molto più piccola, quella che stava alla sinistra del ragazzo, dove la gente poteva fumare tranquillamente.
- Dalla stanza dell’enoteca…- gli gridò il proprietario per sovrastare l’assordante musica che si estendeva nel locale -… comincia la numerazione dei tavoli. Quello più lontano dall’entrata è il tavolo uno, poi li segui tutti quanti in ordine di posizione fino ad arrivare al tavolo quarantadue, l’ultimo della saletta fumatori. -
In quel momento una ragazzo in divisa da cameriere dall’aria scattante e visibilmente frenetico passò vicino ad Alonso, diretto verso il magazzino. – Taylor…- lo chiamò il messicano – fa vedere al ragazzo dove si trova il tavolo degli stuzzichini- .
- Non puoi chiederlo a Sheela?- rispose il ragazzo- Al sedici hanno cominciato a tirarsi lo zucchero, hanno fatto un casino incredibile…-
- Va bene, va bene…- poi, rivolgendosi a Jack – va da quella ragazza bionda e dille che deve farti vedere il tavolo degli stuzzichini, io torno al banco, c’è un sacco di lavoro da fare-.
Detto questo, Alonso si allontanò, lasciando Jack solo in mezzo ad una sorta di girone dantesco fatto a forma di bar. Il ragazzo cominciò a dirigersi verso la ragazza indicatagli dal proprietario. Dopo qualche passo sentì qualcuno che lo chiamava – Scusami…- era un cliente, ben vestito e al tavolo con una bellissima ragazza – ci porti le nostre cose? È un’ora che aspettiamo!-
- S-si un attimo…- ripresa la camminata, un altro cliente lo fermò – Cameriere, questo bicchiere è scheggiato!- Jack lo guardò con aria ingenuamente preoccupata – Ah… si è macchiato? Mi dispiace…-
- No che non mi sono macchiato, ma poteva esserci una scheggia è se fossi morto?- Jack si interrogò a lungo su cosa poter rispondere ad una domanda del genere, ma alla fine decise che la cosa migliore fosse dire – Adesso gliene porto un altro-
Di nuovo riprese il cammino ma… - Ragazzo- Questa volta era un uomo anziano vestito da giovane in compagnia di una ragazza di circa sedici anni che sembrava straniera – Cosa posso prendere per farmela dare?-
- Uh… come?-
Il tizio cominciò a ridere a crepapelle – Ah, ah. È tutta la sera che la porto in giro. Mi ha prosciugato il portafoglio e ancora non me la vuole dare. Voglio un drink che me la bagni all’istante!- e poi riprese a ridere.
Mentre Jack cercava di trovare una risposta a quella domanda, alzò lo sguardo e vide una cosa che lo terrorizzò. Ci saranno stati almeno otto soggetti, sul tragitto che avrebbe dovuto fare per raggiungere la ragazza, che lo fissavano con la tipica aria che hanno i clienti quando aspettano di chiedere qualcosa ad un cameriere: sopracciglia tirate su, mano ad altezza faccia e pronta ad alzare l’indice per richiamare l’attenzione e la bocca in posa da lettera “i”. Fu allora che Jack iniziò a non vedere più la fine della serata. Stava per rispondere al vecchio bavoso quando una mano gli si poggiò sulla spalla destra. Si girò e vide la ragazza che Alonso gli aveva indicato.
- Sei quello nuovo?-
- S-si-
- Vieni con me-
La ragazza si muoveva con disinvoltura tra i clienti che la chiamavano, ignorandoli tutti e senza dar loro la speranza che lei potesse girarsi. Jack fece lo stesso ed in poco tempo raggiunsero una sorta di anticamera che si trovava nella sala enoteca che si divideva dal locale tramite un separet. Lì c’era un tavolo pieno di ciotoline di stuzzichini.
- Come ti chiami?- Il ragazzo credeva che nessuno nel locale glielo avrebbe domandato.
- Jack… e tu?-
- Sheela. Questo è il tavolo su cui devi mettere le ciotole piene-
Jack vide un alone di malinconia sul volto della ragazza. Lei era molto graziosa, aveva i capelli del colore del grano fresco, ricci e molto voluminosi, due occhi azzurri che sembravano poter risplendere molto di più di quanto non lo stessero facendo in quel momento ed una pelle chiarissima. Tutti i camerieri del bar avevano un specie di pallore cadaverico, ma su quella ragazza sembrava soave, un altro tassello che formava la sua bellezza componibile. Con lei il ragazzo si sentiva a suo agio. Con Alonso provava uno strano senso di inquietudine, dovuto probabilmente alla stazza del soggetto, con i clienti, invece, gli sembrava di essere esposto ad un esame continuo, atto a metterlo in costante imbarazzo. Ma con Sheela si sentiva al inspiegabilmente al sicuro, come se fosse stata la sua unica alleata in quella gabbia di pazzi.
- Non dovrei essere qui- disse Jack.
- Nessuno meriterebbe di essere qui- rispose tristemente la ragazza.
- No, voglio dire che c’è stato un grave errore, io mi sono intrufolato di nascosto nel giardino, volevo scoprire perché la luce al piano di sopra e sempre accesa, poi ho cercato di origliare alla porta del magazzino e Alonso mi ha scoperto. Non sono il ragazzo che stavate aspettando ma per non far arrabbiare quella montagna di muscoli ho finto di esserlo…-
- Tu vieni da fuori?- Quelle parole giunsero a Jack come se la cosa fosse straordinaria.
- Si…-
-Ma è fantastico! È…-
La frase venne interrotta quando la musica della sala si spense improvvisamente. I due si affacciarono e videro cinque uomini vestiti di nero nel mezzo della sala e il cameriere di nome Taylor raggiungerli per accoglierli. A Jack tutto sembrava incredibile. Era una tipica scena da film, in cui i cattivi entrano in un locale, la musica si ferma e tutti i clienti si girano a guardarli.
- Buonasera signori, volete accomodarvi?- chiese Taylor. Allora uno di loro, che probabilmente era il capo, magro, arcigno e con un pizzetto alla D’Artagnan, disse: - Si… avevamo voglia di una birra-.
- Bene- disse Taylor – vi preparo subito il tavolo-.
-No- lo ghiacciò l’uomo – vogliamo quel tavolo-
L’uomo, che a Jack sembrava un becchino texano, indicò un tavolo al quale erano già sedute due persone, un tipo grasso con una barba nera e un biondino di bell’aspetto con una gran faccia da schiaffi.
Taylor, con fare da supplica, disse: - Ma quel tavolo è già occupato signor Tango, venite, ne abbiamo un altro pronto per voi-
Il becchino prese Taylor per un orecchio e se lo avvicinò al volto.
- Allora non mi hai capito tremarella! Noi vogliamo quel tavolo, quindi di a quei due di togliersi dai piedi!-
- Che succede qui?- intervenne Alonso con una voce paragonabile al rombo di un tuono.
- Questi signori vogliono sedersi a quel tavolo, ma è già occupato-
- Immagino che non sia un problema cambiare posto per far sedere il signor Tango ed i suoi amici- e detto questo, il messicano si avvicinò al tavolo dove i due occupanti, che sicuramente avevano sentito tutta la conversazione, continuavano a bere e mangiare beatamente.
Alonso si avvicinò al biondino e gli parlò talmente piano che nessuno nella sala avrebbe potuto sentire, poi si allontanò e tornò al suo posto dietro il bancone.
-Che succede cugino?- chiese il ciccione con un fare fin troppo effeminato per uno della sua stazza quando il barista si era già allontanato.
- Succede che il signore che è appena entrato vuole sedersi al nostro tavolo- rispose il biondino.
- Oh, ma questo tavolo lo abbiamo occupato prima noi-
- Lo so cugino, ma a quanto pare questo signore, Tango, è un uomo molto cattivo e va in giro per i locali a spaventare la gente-
- Ma che barbarie-
A questo punto, Tango cominciò ad avvicinarsi al tavolo dei due.
-Già, inoltre, questo signore così cattivo, finirà per fare cose molto cattive se noi non gli cediamo il posto-
-È terribile-
- Si, è terribile e molto cattivo, d’altra parte, il fatto che questo signore abbia deciso di farsi chiamare Tango, ti fa capire immediatamente che razza di stronzo egli sia- e detto questo, i due si alzarono contemporaneamente sferrando all’unisono un pugno in pieno volto al becchino che con un volo finì a pancia in su. Jack e Sheela osservavano la scena da dietro il separet ed il ragazzo era sicuro di non aver mai visto una scazzottata del genere. Di sicuro nessuno al mondo era in grado di fare le cose che faceva il biondino brandendo una stecca da biliardo e nessuno poteva sopportare un numero di sediate sulla schiena come, invece, faceva il ciccione. Sheela prese Jack per una mano- andiamo via!-
- Dove?- chiese il ragazzo – questo è il momento giusto!- rispose lei.
Dribblando i clienti impegnati nella rissa, i due riuscirono a raggiungere la porta principale e, approfittando del fatto che Alonso fosse impegnato a menare le mani, ad uscire. Jack era finalmente pronto a sentire il vento sfiorargli i capelli, avrebbe rivisto il cielo, sarebbe tornato a casa e avrebbe infine dimenticato tutta quella storia assurda. Almeno così pensava. Immaginate il suo stupore quando, una vota uscito dal locale, si ritrovò in una via con bar, negozi, saloni da barbiere e lavanderie che non aveva mai visto e, guardando verso il cielo, capì di essere in una città che sorgeva dentro la casa.
...continua

1 commento:

  1. Ho riconosciuto l'immagine di Tango appena l'ho vista. Complimenti per la citazione a "Non c'è 2 senza 4", però la frase completa è: "Il fatto che il signore si chiami Tango NEL PAESE DEL SAMBA ti fa capire ecc."

    La trama si addensa, il mistero si infittisce, mi piace sempre di più.

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