domenica 1 marzo 2009

Una luce dalla finestra (p.t.4)

Jack non poteva fare a meno di guardarsi intorno e domandarsi dove mai fosse finito, mentre quella dolce fanciulla dai riccioli d’oro lo tirava per un braccio, costringendolo a seguirla. La città era qualcosa che un uomo non avrebbe mai potuto immaginare. Non c’erano automobili o motociclette o motorini, gli unici mezzi di trasporto erano rappresentati da eccentrici tipi di biciclette con tre ruote, che variavano in base al numero di persone che potevano contenere, da un minimo di un posto a un massimo di cinque. Le strade erano molto strette. Jack ricordava molto bene il viaggio fatto in Liguria quando era bambino e avrebbe potuto giurare che quella città, fatta eccezione per la pendenza, inesistente in quel luogo, fosse identica alla Porto Venere che suo padre gli fece vedere. Per il resto, aveva le cose che poteva avere una qualsiasi città, negozi, bar, sale giochi, persino una lavanderia a gettoni. Jack venne portato dalla ragazza in un vicolo non molto, ma abbastanza, distante dal locale di Alonso e, finalmente tranquilla, Sheela lo guardò con il volto ricolmo di interrogativi.
- Devi dirmi com’è - disse la ragazza.
- Com’è cosa? – rispose Jack.
- Fuori! – replicò lei – ho un milione di domande –
- Non… -
- E’ vero che non il vostro tetto è alto centinaia di chilometri e che nessuno è mai riuscito a toccarlo? –
- No… noi non… abbiamo il tetto… -
- Davvero? Ma come fate… voglio dire, dove attaccate i lampadari? –
- Abbiamo i lampioni … vengono …-
Jack si interruppe. Non credeva di poter affrontare una conversazione del genere in vita sua. Come spieghereste il mondo ad una ragazza cresciuta in una città dentro una casa?
- Vengono?- lo svegliò Sheela dalla sua trance.
- Vengono su dal terreno… dei lunghi pali con una luce in cima –
- Capisco… ma non sarebbe più comodo costruire un tetto? –
- No… altrimenti la luce solare non potrebbe illuminare le strade-
- Luce solare?-
- Il sole –
La ragazza sembrava non capire una parola di quello che Jack stesse dicendo.
- Il sole è una stella. E…-
Sul volto di Sheela si dipinse di nuovo quell’espressione di incomprensione.
- Senti, capisco che tu sia curiosa, lo sono anch’io credimi, ma ora voglio solo andarmene da qui. Dov’è l’uscita?-
- Uscita? – sorrise la ragazza – credi davvero che se avessi saputo dov’è l’uscita ti avrei fatto tutte queste domande? Non vedo l’ora di andarmene da qui, sono anni che ne cerco una, ma l’unica esistente è quella nella casa del sindaco e lui non lascia passare nessuno.-
- Dov’è la casa del sindaco? Sono sicuro che, una volta spiegata la situazione, mi farà passare-
- E’ molto distante, impiegheresti giorni senza un konfu –
- Cos’è un konfu?-
- Uno di quei cosi con le ruote, servono per trasportare le persone. Non li avete voi esterni?-
- Sì ma non sono come quelli, ma… dove posso procurarmene uno?-
- Beh, possiamo chiedere a Spitty se ci presta il suo… è un mio amico-
- Ottimo… mettiamoci in marcia –
E, detto questo, i due ragazzi ripresero a camminare, intenti a raggiungere la casa di questo Spitty.

INTERLUDIO

Nel locale si respirava aria di dolore. In tre erano rimasti in piedi dopo l’immane scazzottata di qualche minuto prima e, chi non se l’era data a gambe, era svenuto o in procinto di farlo. Alonso si guardava intorno. Riusciva a riconoscere ancora i volti delle persone pestate che tappezzavano il suo bar e, analizzando attentamente i volti massacrati dell’enorme ammasso di corpi inanimati che si lamentavano al suolo, si rese conto che due dei suoi camerieri mancavano all’appello. Non gli piacque affatto.
-Che succede buon uomo- gli chiese il biondino che, fino ad un attimo fa dispensava calci e ceffoni come un demonio. Alonso lo guardò, mise un braccio dietro al bancone, tirò fuori un fucile a pompa e lo caricò con una mano. – Sono cazzi amico!-

FINE INTERLUDIO

Giunti in prossimità di quello che doveva essere l’ingresso di un condominio, Jack e Sheela si avvicinarono all’entrata . – Siamo arrivati?- domandò Jack. – Si- rispose la ragazza. I due entrarono. All’interno si trovava una piccola sala adibita a laboratorio. I tavoli erano traboccanti di alambicchi, paioli di rame e talismani, mentre su alcuni banchi erano sollevati dei costrutti di metallo dalle forme umanoidi ma che ricordavano molto le astronavi a teiera di Buck Rogers. Incredibilmente, in quel paesaggio, Jack si sentì perfettamente a suo agio, anche se era ancora lontana la speranza di sbarazzarsi delle sue preoccupazioni. Un oggetto in particolare attirò l’attenzione del ragazzo. Uno dei tanti costrutti, sdraiati sui banchi da lavoro, aveva una conformazione facciale affabile e da sempliciotto. Osservandolo bene, a Jack quella specie di robot sembrava il tipico ciccione bontempone. – Spitty?- gridò Sheela – Vado a cercarlo, tu stai qui e non toccare niente!- e sparì dietro ad una sorta di sipario. Jack, rimasto solo nella stanza, si avvicinò al pupazzone di metallo che gli infondeva tanta sicurezza. Lo guardò un po’ e vide che quelli che in un primo momento gli sembrarono i suoi occhi, erano in realtà un paio di occhiali, mentre quei cristalli verdi che gli stavano dietro dovevano essere i suoi bulbi. Incuriosito dal fatto che un ciccione inanimato di metallo potesse aver bisogno d’occhiali, avvicinò lentamente la mano e glieli tolse, molto delicatamente; sapeva che se avesse rotto qualcosa ne avrebbe dovuto pagare le conseguenze e quindi, senza far rumore, la mano si poggiò sulla stanghetta in mezzo alle lenti e, improvvisamente, il verde del diamante sparì scorrendo verso l’alto, il costrutto aveva aperto gli occhi. Seguì un secondo di silenzio, poi il costrutto si mise a gridare. Un urlo umano, terrorizzato, molto simile a quello del mostro di Frankenstein quando si trovava di fronte al fuoco, un urlo che fece svenire Jack dalla paura.
Sentendo le grida, Sheela e Spitty entrarono nella stanza.
- Maximo! Che cosa hai fatto?- domandò Spitty al robot.
- Nulla padre!- rispose la macchina – stavo catalogando gli E.S.P. come mi hai detto tu e questo carnoso mi ha tolto gli occhiali-
- Maximo... quante volte devo dirti che non si grida in faccia alle persone...-
A quel punto Sheela era riuscita a far rinvenire Jack che, aperti gli occhi si ritrovò davanti ad un ometto molto basso, sulla quarantina, vestito come uno scienziato pazzo alla World of Warcraft.
- Scusa il mio ragazzo- disse l’uomo a Jack – non ti avrebbe mai fatto del male, ma quando si mette a catalogare gli E.S.P. diventa piuttosto nervoso-
- E.S.P.? - disse il ragazzo ancora intontito.
- Sì, E.S.P., Extra Sensory Perception, sono i fenomeni che permettono di comunicare mentalmente o di prevedere il futuro, questa definizione è un po’ semplicistica, ma non ho il tempo di creare un modellino in scala -
Per quanto si sforzasse Jack non riusciva a seguire i discorsi dello scienziato.
- Ad ogni modo, Sheela mi ha detto che vieni da fuori, giusto-
- S-sì –
- Splendido, scommetto che abbiamo mille cose da imparare l’uno dall’altro, scienza, magia, medicina, geografia, storia, cultura, edilizia, se...-
- Ehm...- lo interruppe Jack - ... sono sicuro che sarebbe fantastico... ma... io devo assolutamente tornare a casa... mia madre sarà preoccupata –
- Tua madre?-
- Sì, mia madre...-
- Scusami ragazzo, ma esattamente, perchè sei qui?-
- Io... ok! Io sono Jack Hopper, ogni sera riporto la mia ragazza a casa e ogni sera vedo una villa che ha sempre la finestra illuminata, a qualsiasi ora del giorno o della notte. Bene, stasera la curiosità ha avuto la meglio e mi sono intrufolato nel giardino. Quando mi sono trovato davanti ad una porta intento ad origliare, quel barista, quel... Alonso, mi ha preso e mi ha vestito da cameriere. Sheela mi ha aiutato a scappare ed ora... ora eccomi qua...-
- Una finestra sempre illuminata?-
- Già... -
- Di sicuro proviene dalla casa del sindaco... nessun problema giovanotto! Partiremo stasera e saremo dal sindaco prima che tu possa dire... -
In quel momento, una trentina di individui dall’aria orientale fecero irruzione vestiti di tutto punto e armati di fucili talmente enormi che spingevano chi li vedeva a domandarsi come facessero a sollevarli.
- ... gli uomini di Tai Pai entrano nel laboratorio armati e contrariati- concluse Spitty.
... continua!